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UN SOGNO PIU' LUNGO DELLA NOTTE

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      Siamo ormai alle battute conclusive, il Lido sta vivendo le ultime ore frenetiche dopo due settimane di ingorghi di vip, di applausi, di contestazioni, di mareggiate di fans alla ricerca di autografi e selfie. Instagram e Twitter hanno lavorato a manetta e Facebook con l’inserimento dei preziosi animatori del nostro gruppo Hollywood Party a Venezia ha acceso dibattiti e soprattutto ha accorciato le distanze per tutti quelli che fisicamente non si trovavano al Lido. Abbiamo già parlato del cinema italiano in concorso con Johnson e Piccioni a marcarsi stretti e con Muccino, fuori concorso che cercava la verve dei suoi primi film in un impossibile ma agognato transfert col fratello. Film di formazione, specchio di un Italia che ha paura di crescere o di genitori che non capiscono i figli o di case di produzione che sanno da che parte soffia il vento. Al contrario, i cosiddetti registi italiani impegnati, su tutti Munzi si sono lasciati affascinare dal linguaggio del documentario che sta prendendo sempre più piede in Italia dove sembra stia entrando in una stagione favorevole. In questo senso ecco arrivare in zona Cesarini il film documentario Our War firmato da Chiaravallotti, Jampaglia e Argentieri. La loro cinepresa segue chi cerca di contrastare le truppe dell’autoproclamato Stato Islamico, il Daesh, in Siria. Contro di essi infatti combattono, nelle file dello YPG (Unità di Protezione Popolare) del Rojava, nella Regione Nord della Siria, a prevalenza curda, alcune centinaia di occidentali. Il film documenta la storia di tre di loro: un ex marine statunitense, un comunista italiano disoccupato, una guardia del corpo svedese. Ventenni che hanno lasciato la loro casa per combattere l’Isis a fianco dei curdi, perdendo compagni, scoprendo una dimensione umana e politica del conflitto e cambiando irrimediabilmente la loro vita. Le immagini dei protagonisti nel teatro di guerra più difficile e significativo degli ultimi decenni si intrecciano con la loro quotidianità una volta tornati in patria – in USA, in Svezia e in Italia – esplorando i motivi più intimi che hanno mosso questi giovani, e il loro desiderio di tornare a combattere una guerra solo apparentemente lontana, che continua a espandersi in Europa. Sullo stesso versante bellico e documentaristico si pone il film di chiusura delle Giornate. Infatti, con Ombre dal fondo Paola Piacenza ci porta nel cuore della guerra raccontata da uno dei più importanti reporter internazionali: Domenico Quirico. Ombre dal fondo è un ritratto a tuttotondo in cui Quirico schiude allo spettatore a alla sua collega-regista Paola Piacenza il suo mondo privato spiegando il suo mestiere di inviato di guerra e osservando la storia contemporanea con lo sguardo delle persone che ha incontrato nell’arco di una lunga carriera. Tra queste ci sono vittime, carnefici, disperati e persino rapitori, come quelli che, nel 2013, lo hanno tenuto prigioniero in Siria per 152 giorni. I nostri maestri di cerimonia al Lido Alberto Crespi e Steve Della Casa si soffermano su uno dei tanti premi che la mostra consegna ogni anno: il Green Drop Award, il premio collaterale che per il quinto anno sarà assegnato al film che meglio interpreta la sostenibilità tra quelli in gara, conterrà la terra di Assisi, luogo natìo di San Francesco, cantore della bellezza del Creato. “Il valore di questa terra consegnata dal Sacro Convento di Assisi – spiega Marco Gisotti, direttore del Green Drop Award – è reso ancora più forte dall’Enciclica Laudato si’ che nel corso dell’ultimo anno Papa Francesco ha voluto dedicare alla salvaguardia dell’ambiente e del creato”. La premiazione è avvenuta oggi, tra i giurati Simona Izzo e Ricky Tognazzi. Imperdibile l’appuntamento con il ritratto di un genio come Bruno Bozzetto, firmato da Marco Bonfanti, nostro ospite e intitolato Bozzetto non troppo. Un’amorevole planata su di chi ha firmato oltre trecento tra film, corti, lavori per la tv e il web. Ammirato da milioni di spettatori nel pianeta, ha ricevuto un Orso d’Oro, una candidatura agli Academy Award, premi e omaggi ovunque. È considerato un genio del cinema di animazione mondiale. “Questo film racconta per la prima volta cosa c’è dietro, prima, sotto, nelle tasche, dentro questo mito”. Ma l’appuntamento più importante sarà quello con Benoit Jacquot e Julia Roy, il regista e l’interprete del film À jamais uscito anche col titolo inglese Never Ever. Il film, basato su un racconto di Don De Lillo racconta l’emblematica e misteriosa storia Laura e Rey. I due vivono in una casa affacciata sul mare. Lui è un regista, lei interpreta delle performance di sua invenzione. Rey muore: incidente o suicidio? La lascia sola nella casa, ma ben presto la situazione cambia. C’è qualcuno lì con lei. È Rey, con lei e per lei, come un sogno più lungo della notte, per farla sopravvivere.

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      Riduci
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